
Anche i pesci provano dolore
Da circa un anno sfortunatamente abito di fronte ad una pescheria. La finestra della mia camera è disposta proprio di fronte al negozio. Ogni mattina al risveglio, quando apro per arieggiare, ho di fronte a me un banco pieno di cadaveri.
Anche in questi giorni, nei quali ci è stato chiesto di stare a casa, vedo circolare persone, che con mascherina e guanti si recano in pescheria per acquistare. Stamani mia madre, volendo essere ironica, ha affermato: “ma questi pescatori che vanno a pescare il pesce dove sono?”. In effetti lei sa bene che tutto il pesce presente sul quel bancone, lungo circa tre metri, non è pescato da alcun pescatore che riavvolge la lenza sul mulinello, bensì dagli allevamenti intensivi.
Se finora hai pensato che il pesce non è da considerare un animale e che non merita di vivere, solo perché ti sei lasciato trascinare dalle convinzioni con le quali sei cresciuto, continua a leggere e forse ti ricrederai.

Allevamento o guerra
Sai che alla pesca si applicano letteralmente le tecnologie militari? Radar, ecoscandagli (un tempo utilizzati per localizzare i sottomarini nemici) sistemi di navigazione elettronici sviluppati dalla marina militare e anche i GPS satellitari, che danno ai pescherecci la possibilità di seguire i movimenti dei pesci.
Gli oceani sono dunque disseminati di DCP (dispositivi di concentrazione dei pesci: zatteroni galleggianti ai quali i pesci si raccolgono) equipaggiati con sensori GPS, che trasmettono informazioni alle sale di controllo dei pescherecci sulla quantità di pesce presente.

Acquacoltura
I pesci da allevamento vengono fatti crescere in impianti di acquacoltura, ovvero i CAFOS degli animali marini. Queste strutture possono avere una postazione a terra, in ambienti chiusi e controllati, o in mare, situata vicino alla riva. Entrambi i tipi di impianti contengono decine di migliaia di pesci stipati in recinti sovraffollati pieni di parassiti e malattie. Inoltre per controllare i disturbi, la crescita accelerata e i comportamenti riproduttivi modificati, agli animali vengono somministrati antibiotici, pesticidi e ormoni.
Uno studio del 2017, sui salmoni allevati in Australia, Norvegia, Cile, Scozia e Canada, ha scoperto, che circa la metà è sorda a causa dei ritmi di vita accelerati, che deformano i ricettori uditivi.

L’uccisione
I pesci catturati a fini commerciali vengono trascinati a bordo, sono gettati nello scafo all’interno di vasche, dove muoiono lentamente, defecando e schiacciando i pesci sotto di loro. È un’agonia che spesso prosegue per molti giorni: da una parte, i pesci morti e morenti ammassati gli uni sugli alti, con ferite aperte; dall’altra i lavoratori che versano antibiotici per tenere le infezioni sotto controllo.
Al contrario quelli allevati vengono rimossi dai recinti attraverso una pompa e scaricati nella zona di macellazione.
I metodi di uccisione dei pesci allevati
Conseguentemente possono essere applicati diversi metodi di uccisione, tra cui l’elettrocuzione, che porta ad una crisi letale, lo stordimento con percussione, che consiste nell’assestare un colpo in testa con una mazza; anche il congelamento da vivo, in cui gli animali sono abbandonati su lastre di ghiaccio e si congelano vivi; l’asfissia; infine l’infilzamento, in cui viene inserito un chiodo nel cervello degli animali.
Questi metodi di uccisione vengono definiti umanitari. Lungi dall’essere compassionevole, è una morte lenta e dolorosa, che a volte sopraggiunge anche dopo mezz’ora.
Per esempio, i pesci per il sashimi, una prelibatezza giapponese, prima di subire il taglio della giugulare, vengono pugnalati alla testa, rimessi nell’impasto di ghiaccio e fatti morire dissanguati.

Anche i pesci provano dolore
Sai che ogni singolo pesce è un vertebrato dotato di un sistema nervoso centrale e di propriocettori, così come noi mammiferi. I biologi marini hanno dimostrato, infatti, che i pesci percepiscono e rifuggono dal dolore, e che possono provare paura e imparare a prevedere il dolore.
I loro sensori del dolore sono concentrati soprattutto intono alla bocca, da dove vengono spesso agganciati e strattonati con crudeltà.

I pesci sono creature sensibili e intelligenti
Studi recenti hanno dimostrato che i pesci sono immersi in una intelligenza sociale, infatti riconoscono i “compagni di banco” e il prestigio sociale. Gli scienziati li hanno inoltre osservati utilizzare strumenti, costruire nidi complessi, cooperare e manifestare salde tradizioni culturali, nonché una memoria a lungo termine.
Nonostante tutte queste crudeltà che i pesci sono costretti a subire, molte persone rimangono imperturbabili alla vista di tale disumanità. In altre parole, ci sentiamo così distanti dal loro mondo, estranei, al punto da ignorare la loro sofferenza, quando è sotto gli occhi di tutti.

Pesca accessoria
Purtroppo gli ecosistemi marini vengono saccheggiati senza pietà. Nel corso di questo saccheggio marino, un numero enorme di creature del mare “non redditizie” viene trascinato via: pesci, tartarughe, delfini, uccelli marini e altri animali “pescati accidentalmente” finiscono ributtati nell’oceano, in gran parte morti o gravemente feriti.
A causa di ciò, quasi l’85% delle riserve mondiali di pesce sono state sfruttate al massimo, o oltre la loro capacità. Come conseguenza, a ritmo attuale si prevede che entro il 2048 i nostri oceani non avranno più pesci.
In conclusione, non pensi che anche i pesci provano dolore, e sono esseri viventi che meritano una vita dignitosa?
Fonti
Dominion, Il film che denuncia la violenza sugli animali
Will Tuttle, Cibo per la pace, Sonda, pp. 104
Jonathan Safran Foer, Se niente importa, perché mangiamo gli animali, Guanda Editore, pp.41
Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche, Melanie Joy, Sonda, pp.69
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2 commenti
Chiara
16 Dicembre 2020 at 20:09Che dire, go vegan! 😊🌱
Angelica Parisi
16 Dicembre 2020 at 22:14Grazie Chiara per aver lasciato un commento! Eh si go vegan 💪